Cyberattivismo in Africa: la piattaforma Africtivistes e i blogger al servizio della democrazia

Cyberattivismo in Africa: la piattaforma Africtivistes e i blogger al servizio della democrazia

Cyberattivismo e blogging sono attività sempre più in voga anche tra gli africani. Attraverso blog personali o collettivi, i giovani del continente criticano le malefatte dei propri capi di stato, denunciano le violazioni della democrazia, diffondono quanto i media, controllati dal potere, nascondono. Incontro con alcuni blogger africani in occasione dell’undicesima puntata di Africtivistes, la rubrica dedicata ai movimenti e alla società civile africana.

atattivisti al summit Africtivistes
Alcuni attivisti al summit, durante l’atelier animato da Fadel Barro, coordinatore del movimento Y’en a Marre (penultimo da destra). Ultima a destra, Micheline Mwendicke, membro del movimento La Lucha in Rdc. A parlare è Andrea Ngobet, che presenta il movimento Sassoufit in Congo Brazaville. Al suo fianco, il blogger togolese Tété Enyon.

Spesso, giovani e meno giovani africani diventano attivisti attraverso i propri blog dall’estero, dopo aver lasciato il proprio paese per scelta o perché perseguitati dalle autorità. Altre volte, invece, utilizzano il web come luogo di espressione e strumento di mobilitazione nei paesi in cui i regimi autoritari e repressivi hanno la meglio, come abbiamo visto nella scorsa puntata (vedi Social network, barometri di democrazia, campagne on-line: l’Africa si mobilita via web).

A mostrare la vivacità del web -attivismo africano è stato il summit che si è tenuto a Dakar a fine novembre 2015, dove cittadini, cyberattivisti, esponenti di movimenti, blogger e tecnici del web di 35 paesi del continente si sono incontrati per scambiarsi esperienze, dare visibilità alle singole iniziative on-line, unire le sinergie e lanciare la piattaforma Africtivistes (Lega dei cyber attivisti africani per la democrazia): uno spazio in rete per condividere le lotte per difendere i diritti e la democrazia in Africa.

È stato durante quel summit che ho conosciuto molti degli attivisti protagonisti di questa rubrica, che ha preso il suo nome proprio da questo evento.
Ora che le ultime puntate della rubrica sono dedicate al cyberattivismo, è arrivato dunque il momento di presentarvi anche qualche blogger presente al summit.

Cheikh Fall, Senegal: iniziatore della piattaforma Africitivistes

Blogger e cyber attivista, iniziatore del movimento Sunu 2012 e della Lega africana dei web attivisti Cheikh Fall, promotore di Africtivistesper la democrazia in africa. Cheikh Fall è il principale iniziatore della piattaforma Africitivistes e del summit omonimo, «che ha permesso di riunire 150 persone per tre giorni con il fine di preparare anche report e proposizioni all’Unione Europea e alla Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale, per chiedere di diventare osservatori in seno di queste istituzioni che ci rappresentano. Noi vogliamo essere propositivi, non solo opporci: abbiamo delle idee e vogliamo farci ascoltare».

 

Makaila Nguebla, Ciad:  giornalista, blogger e militante dei diritti umani

Makaila NgueblaOggi Makaila Nguebla è rifugiato politico ciadiano a Parigi. I problemi per lui sono iniziati nel 2000 in Ciad, quando ha iniziato a scrivere articoli su Jeuneafrique. «Avevo preso l’impegno di attirare l’attenzione della comunità internazionale su quello che succede nel mio paese, ed ero critico nei confronti del governo: chiedevo alla Banca Mondiale e al Fondo Monetario Internazionale di non aiutare il Ciad economicamente, perché i soldi del petrolio sono sprecati dalla famiglia del presidente o usati per acquistare armi per esercitare la repressione sul nostro popolo. Questo impegno al fianco alla democrazia mi ha valso la confisca del passaporto… nel 2005, mentre ero in Tunisia, mi hanno espulso da lì verso il Senegal. Arrivato in Senegal ho continuato a scrivere su siti di informazione sul Ciad basati a Parigi e in Canada, ma nel 2013 sono poi stato espulso ancora verso la Guinea! Allora ho allertato l’opinione internazionale, mi sono rivolto subito alle organizzazioni internazionali, Amnesty International, Reporter Sans Frontieres, il Forum Sociale Senegalese e le altre associazioni di difesa dei diritti umani in loco. Questo mi ha permesso di evitare l’estradizione in Ciad, dove non avrei avuto un processo equo». Nel 2013 Makeula Nguebla ha creato il blog (www.makaila.fr), che anima tuttora.

 

Abdaharamane Semmar, Algeria, redattore del sito Algerie-focus e cyberattivista

È promotore del giornalismo cittadino, convinto che “non c’è democrazia, né cambiamento possibile se non c’ è un coinvolgimento dei cittadini nella costruzione dell’informazione”, e che i social networks siano uno strumento di promozione dei diritti e della libertà. Abdaharamane Semmar è il protagonsita di Voci d’Africa di questa settimana.

 

 

Abdaharame Semmar Utilizzo le nuove tecnologie per difendere i valori democratici e fare pressione sul governo algerino affinché l’autoritarismo, la corruzione, la violazione dei diritti dell’uomo e della donna diminuiscano nel mio paese. Sono animatore di un movimento che si chiama “Inviati speciali algerini”, creiamo un giornalismo cittadino, incoraggiamo i cittadini a prendersi carico loro stessi de
lla loro esigenza di informazione, a inviare reportage, a filmare quello che succede nella loro regione, nel loro quartiere: affinché contribuiscano all’attualità, a toccare argomenti tabù vietati nei media tradizionali e a discutere veramente della politica del pae
se. Abbiamo 7 milioni di utenti facebook nel paese, è una comunità enorme che si ingrandisce continuamente, ed è all’origine di diverse rivelazioni e scandali che hanno spinto le autorità politiche algerine a prendere determinate decisioni. La società civile algerina si rinnova, perché dopo una guerra civile di 10 anni ha molto sofferto: abbiamo affrontato un governo molto autoritario che non permetteva di manifestare, di riunirsi pacificamente. Certi militanti su internet sono stati giudicati e imprigionati…Ora facciamo pressione, e le autorità iniziano ad aprirsi, piano piano: ma non è ancora sufficiente, e la lotta continua. Lavoriamo tanto sul risveglio della coscienza e sull’emancipazione sociale, perché siamo in questa guerra contro il terrorismo. Il pensiero di Daesch fa oggetto di una campagna di indottrinamento e di propaganda che diffonde idee molto pericolose, che vengono da Paesi come l’Arabia Saudita e il Qatar, e che vogliono spingere la gioventù algerina a chiudersi nell’estremismo religioso, il salafismo jihadista. In questo senso noi facciamo un lavoro molto importante: denunciamo la cosa, facciamo dibattiti alla televisione con i conservatori fanatici, facciamo la sensibilizzazione sui giovani, realizziamo inchieste per mostrare come queste persone manipolino la realtà ecc.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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