Al-Fadiouth, l’isola delle conchiglie

Al-Fadiouth, l’isola delle conchiglie

Da oggi l’inizio di un ciclo, con la foto della settimana, su alcuni preziosi villaggi e luoghi del Senegal. A cominciare da Al Fadiouth, l’Isola delle conchiglie.

Con l’arrivo della stagione calda (e piovosa in questo angolino d’Africa), arriva anche il momento di svelare alcuni luoghi, semplicemente suggestivi o per qualche ragione significativi, del paese che mi ospita e che in questi anni ho avuto l’opportunità di conoscere: il Senegal

Al-Fadiouth, l'Isola delle conchiglieCon la consapevolezza che comunque ancora tanto (e sempre) resta, da scoprire (e da comprendere), vi offrirò nell’ambito di questo appuntamento qualche immagine per mostrarvi un Senegal diverso: quello che si cela dietro alle foto da cartolina o di stereotipato folclore, nella bellezza di alcuni posti fuori da circuiti turistici, nella misteriosa mistica di alcune tradizioni locali, nel vissuto quotidiano e nello sfruttamento di chi lavora in luoghi considerati attrattivi e consigliati dalle guide turistiche.

Tutto questo in un Senegal in cui il turismo è comunque una risorsa economica importante, nonostante il suo recente declino: se a partire dagli anni Ottanta la crisi si era fatta sentire in Casamance, la zona meridionale, tropicale e più suggestiva del Senegal, a causa delle imboscate del movimento indipendentista della regione (leggi Il conflitto in Casamance), negli ultimi tre anni in tutto il paese il settore turistico ha avuto un grave ribasso a causa dell’ebola nei paesi vicini e, qualcuno dice, per colpa anche dell’introduzione del visto turistico all’entrata, avvenuto il 1 luglio 2013 e poi soppresso il 1 maggio 2015.

Approfitto ora per dire grazie a tutti coloro che in questi anni si sono sempre lasciati fotografare, consapevoli del rischio di essere trattati come oggetti esotici o per qualche rappresentazione pietista; come spesso a volte accade con fotografi, giornalisti e operatori di organizzazioni internazionali.

Iniziamo dunque oggi con le immagini scattate a Al Fadiouth: le prime fotografie di un breve percorso che inizia dunque dalla fine della Petite Côte fino a scendere in Casamance, per poi tornare nei dintorni della capitale…

Al Fadiouth è soprannominata l’Isola delle conchiglie: in passato il materiale per costruire le case stesse (come potete vedere in alcune foto) era miscelato con conchiglie intere. Oggi l’isolotto, con le sue suggestive e labirintiche viuzze, rimane ricoperto interamente dai gusci delle caratteristiche vongole bianche. Ad Al-Fadiouth, il rapporto di percentuale tra cittadini di fede musulmana e cristiana si inverte rispetto alle cifre nazionali, secondo cui l’Islam è praticato da circa il 96% dei senegalesi: in quest’isola abitata da sererla maggioranza è cristiana, e convive pacificamente con la minoranza musulmana. In nome delle buone relazioni tra le due comunità, tra i pochi edifici che sorgono sull’isola a parte le abitazioni, ci sono una chiesa e una moschea. Nella stessa ottica è strutturato inoltre il caratteristico cimitero: delle collinette di baobab e conchiglie. In esso sono sepolti cittadini sia cristiani che musulmani: i primi hanno una croce bianca davanti alla tomba, mentre i secondi un cartello con i dati della persona davanti al punto in cui sono state seppellite. Gli abitanti dell’isola vivono soprattutto di pesca e di raccolta di ostriche, dalle mangrovie circondano l’isola. Al-Fadiouth è unita oggi da un lungo ponte in legno a Joal, la città con cui fa Comune.

Joal è la città natale del primo presidente senegalese Leopold Sèdar Senghor: una delle attrazioni di questa cittadina sull’oceano è proprio la sua casa-museo. Joal-Al Fadiouth è situato a più di un centinaio di Km a sud di Dakar, e fa parte della regione di Thies.

Sono stata sull’Isola di Fadiouth durante il mio primo viaggio in Senegal nel 2009: quando ancora ignoravo quanto questo avrebbe cambiato la mia vita. Ringrazio Juan Edouard per avermi guidato in questo suo luogo, facendomelo vivere autenticamente per com’è, e non per come appare. Grazie anche a Giulia per avermi accompagnato in questo viaggio.

Guarda le foto della galleria: 

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