“Ça suffit comme ça!”: i movimenti e l’opposizione sfidano la dinastia Bongo in Gabon
Ça suffit comme ça in Gabon è il movimento protagonista della puntata di Africtivistes di questo mercoledì. Insieme all’opposizione, ha dato un mese di tempo all’attuale presidente per dimettersi. Le elezioni nel paese sono previste per quest’estate.
Contesto: un serbatoio di ricchezza naturale proprietà della famiglia Bongo
Il Gabon è uno dei paesi più piccoli (quasi 270.000 km²) e meno popolato (circa 1,7 milioni di persone) dell’Africa continentale, ma molto ricco in risorse naturali. L’85% del territorio nazionale è ricoperto da 22 milioni di ettari di foreste, mentre il sottosuolo è particolarmente ricco di minerali, tra i quali la manganese, (di cui il Gabon è il secondo produttore mondiale) e il ferro, oltre che di petrolio, (di cui il paese è tra i più grandi produttori dell’Africa Subsahariana). Tuttavia, la popolazione gabonese non beneficia di tale ricchezza, che resta in mano agli indiscussi padroni del paese: la famiglia Bongo. Al potere dal 1967, Omar Bongo Ondimba ha regnato per sette mandati presidenziali fino alla sua morte, guadagnandosi il primato di leader africano che ha regnato più tempo. Secondo la piattaforma Tournons la page l’87% dei gabonesi non ha conosciuto che la famiglia Bongo al potere. Durante il suo governo, aveva infatti cambiato più volte la Costituzione, per sopprimere il limite del numero dei mandati presidenziali e dell’età del candidato. Dal 2009, suo figlio Ali Bongo, oggi 57enne, ha preso il suo posto, sottoponendo la popolazione a una deriva repressiva che si concretizza con minacce, intimidazioni, arresti, violenze durante le manifestazioni, diffamazione. Già candidato alle prossime elezioni, Ali Bongo deve far fronte a Jean Ping, candidato di un’opposizione divisa, ma ancora prima all’Unione Sacra per la patria, una piattaforma appena creata da alcuni partiti dell’opposizione e da alcune organizzazioni della società civile, che chiede le dimissioni del presidente: in seguito alla polemica nel paese sul fatto che Ali Bongo sarebbe un orfano nigeriano adottato da Omar Bongo durante la guerra in Biafra, la sua candidatura viola infatti l’articolo 10 della Costituzione, che vieta a un cittadino che ha acquisito la nazionalità gabonese di concorrere alle presidenziali.
Gli abbiamo dato un mese di tempo per dimettersi. Se non lo farà, faremo appello alla disobbedienza civile, affinché i cittadini gabonesi si prendano le loro responsabilità.
mi spiega Marc Ona Essangui, leader della società civile gabonese. La poliomielite che lo ha inchiodato su una sedie a rotelle da quando è bambino non gli ha impedito di svolgere le sue battaglie per i diritti dei disabili, per la protezione dell’ambiente, per la trasparenza e la buona governance in Gabon. Impegno che, oltre ad alcuni premi internazionali, gli hanno valso più di una volta il carcere.
Il Movimento: Ça suffit comme ça
Marc Ona, oltre a essere il presidente di Brainforest dal 2010, (una Ong che lotta contro lo sfruttamento illegale delle foreste in Gabon, da lui co-fondata nel 1998 con l’italiano Giuseppe Vassallo) rappresentante locale dell’organizzazione internazionale Pubblicate quello che pagate (PVQVP) e della piattaforma di lotta per la democrazia in Africa Tournons la page, è il coordinatore e co-fondatore del movimento Ça suffit comme ça!. Ispiratosi a Y’en a marre e nato nel 2013 dall’iniziativa di sindacati, di Ong, di alcune personalità politiche e di liberi cittadini, il movimento ha come obiettivi l’alternanza al governo, l’instaurazione dello stato di diritto, la promozione nel paese della buona governance politica, economica e sociale. A quell’epoca, Ça suffit comme ça aveva lanciato una petizione per la revisione della legge elettorale, che chiedeva, tra le altre cose, il ritorno a un’elezione a due turni e la riduzione del mandato a 5 anni rinnovabile una sola volta: il documento aveva raccolto 20.000 firme. Nel 2013 avevano svolto una tournée nazionale per boicottare le elezioni legislative del momento, la cui organizzazione non era ritenuta trasparente. Il comitato che coordina il movimento è formata da una dozzina di persone, esponenti di diverse associazioni e sindacalisti. I sindacati hanno alcune antenne nelle regioni del paese, mentre all’estero, Ça suffit comme ça ha una rappresentazione a Parigi. Per comunicare, utilizzano tanto facebook, twitter e le reti sociali: all’interno del paese, rare sono le tribune per potersi esprimere, poiché le radio e gli altri media sono detenuti dal potere. Tra le ultime iniziative del movimento, si annoverano la campagna internazionale per ottenere giustizia sulla morte di Mboulou Beka, ucciso durante una manifestazione nel 2014 e un controforum al summit di The New York Forum Africa nell’agosto 2015. Ça suffit comme ça sensibilizza a Libreville la popolazione anche attraverso tour nei diversi quartieri e proiezioni di film. Il movimento, provvisto di t-shirt e altri gadget, si autofinanzia. Anche volendo, non possono accedere a qualsiasi tipo di finanziamento, in quanto il ministero degli Interni non ha accettato di riconoscerli come associazione. Come ovviamente quasi tutti i movimenti trattati finora.
Traduzione di Voci d’Africa
- Marc Ona Essangui, Ça suffit comme ça in Gabon
Marc Ona Essangui, da Libreville
Col tempo ci siamo dovuti confrontare con altre problematiche, perché ci siamo chiesti: possiamo condurre certe lotte nel paese se non risolviamo la questione della governance? Lottare contro lo sfruttamento illegale del legno vuol dire appoggiarsi su delle leggi, leggi che sono votate e che dovrebbero essere applicate dai dirigenti del paese. Ma se questi dirigenti che hanno votato la legge sono i primi a violarla, beh, allora bisogna battersi per l’instaurazione dello stato di diritto prima di battersi per la risoluzione di altri problemi legati al non rispetto della legge del paese e della Costituzione. Questo ha fatto sì che parallelamente ci siamo occupati di problemi di governance e dell’instaurazione di uno stato di diritto. Potete domandare a un dirigente di non sfruttare il legno se lui stesso è azionario ? Possiamo esigere la trasparenza per lo sfruttamento del petrolio e il rispetto dei diritti se le imprese coinvolte in questo sfruttamento hanno come azionario il presidente della Repubblica o un ministro? Possiamo batterci per il rispetto dei diritti dell’uomo se quelli che li violano sono alla testa del paese? La prima battaglia è quella per l’instaurazione dello stato di diritto! Ça suffit comme ça è nata perché abbiamo pensato che 50 anni di potere della famiglia Bongo è troppo, e in Gabon è la miseria totale: il 70% dei gabonesi vivono sotto la soglia di povertà con le ricchezze che abbiamo, petrolio, manganese, uranio ecc. Come possiamo trovarci in una situazione di miseria con tutte queste ricchezze? Abbiamo detto no, basta così (Ça suffit comme ça), bisogna voltare pagina alla dittatura di Ali Bongo. Noi diciamo che Ali Bongo è il figlio di un dittatore, che tra l’altro ha dei problemi amministrativi, perché ha violato l’articolo 10 della Costituzione, ha falsificato il suo estratto di nascita, e prima di parlare delle elezioni bisogna destituirlo, perché organizzare le elezioni con lui vuol dire accompagnarlo in un colpo di stato elettorale che ha già preparato, come Sassou Nguesso e tutti gli altri. Noi non vogliamo mettere l’accento sulle elezioni, ma sulle condizioni di una buona organizzazione, perché lui cerca di ingannare la gente parlando di elezioni, mentre ha nelle sue mani tutte le istituzioni. Non vediamo come Ali Bongo non possa passare con la forza come ha fatto nel 2009.