Racconto della festa di Tabaski a Dakar: tutti pazzi per il montone
Oggi anche in Senegal si celebra la Tabaski: la festa più importante del mondo musulmano, in cui è nota con il nome arabo di Aid-el-Kébir. A Dakar i montoni, pronti per essere sacrificati, invadono le vie di Dakar, mentre intorno impazza la corsa per il loro acquisto e per i preparativi della festa. Reportage e galleria di foto.
La follia consumistica che nel mondo cristiano si scatena per Natale, la ritroviamo più che mai in Senegal per la festa più importante per i fedeli musulmani, l’Aid-el-Kebir, nota in vari paesi dell’Africa occidentale con la parola di origine berbera Tabaski.
I protagonisti indiscussi di questa giornata, e di tante altre che l’hanno preceduta, sono i montoni: trasportati come pacchi dentro a sacchi di riso dalle regioni di allevamento alla capitale sui tetti dei furgoni detti ndiagandiaye, approdano nelle vie della capitale a cominciare da tre settimane prima della Tabaski. È così che Dakar si trasforma, per almeno una settimana prima della festa, in un gigante mercato di arieti. Gli erbivori passano i loro ultimi giorni di vita esposti in strada in tutta la loro bellezza e taglia; da tempo, hanno costituito i premi più ambiti di ogni sorta di concorso commerciale, televisivo o telefonico. Intanto, tra i senegalesi si scatena la frenetica corsa all’acquisto dei montoni (e spesso, ancor prima, a quella della ricerca dei soldi per acquistarli): ogni responsabile di famiglia dovrà comprare infatti un ariete e portarselo poi a casa al guinzaglio.
La scelta dell’animale varia tra le diverse razze: se la Laadoum è quella più pregiata e costosa, leggendariamente di origine mauritana e oggetto di dono tra politici e lottatori (il prezzo minimo oggi è di 750 euro per un agnello fino ad arrivare a qualche migliaia di euro per un adulto maschio), quelli meno cari e i più diffusi sono invece i thiogal (a partire da 75 euro). A venderli, se non sono gli allevatori peul delle regioni che vengono in capitale con il loro gregge, sono i dakaroises stessi che, per guadagnare qualche soldo in poco tempo, intraprendono la cosiddetta “operazione tabaski“: in tre giorni viaggeranno nelle zone rurali del paese per acquistare un certo numero di capi di bestiame (a seconda dei soldi disponibili per l’investimento), e tornare a rivenderli in capitale.
A parte loro, a fare affari con la festa sono anche commercianti, sarti, parrucchieri, autisti. Se i tassisti raddoppieranno i giorni precedenti la festa le tariffe, i conduttori di autobus e di altri trasporti con destinazione fuori Dakar avranno un surplus di clienti: per la festa, tutti tornano ai propri villaggi di origine, e la capitale si svuota.
Le donne, intanto, acquisteranno i tessuti più costosi con tutti gli accessori del caso (scarpe, pochette, bigiotteria) per cercare di farsi confezionare i vestiti più belli, per sè e i propri figli; infone, non dimenticheranno certo di andare dal parrucchiere per farsi fare e far fare alle proprie figlie graziose trecce.
Mentre mi accingo a passare la mia sesta Tabaski a Dakar, vi propongo il reportage effettuato in occasione della mia seconda edizione, nel 2012, pubblicato allora sulla rivista italo-senegalese online assaman.info.
Leggi il reportage: Tutti pazzi per il montone