Croisade e Rotab: appuntamento con la società civile in Niger

Croisade e Rotab: appuntamento con la società civile in Niger

Seconda puntata di Africtivistes, la rubrica dedicata ai movimenti e alla società civile africana. Oggi andremo in Niger, in occasione del ballottaggio che si terrà domenica 20 marzo (in concomitanza con quello in Benin e con il primo turno delle elezioni presidenziali in Repubblica del Congo).

Dopo una prima puntata sui movimenti attivi in Congo, Voci d’Africa vi porterà oggi proprio nella capitale nigerina Namey a conoscere le attività della Rotab, un movimento cittadino nato su iniziativa dell’associazione Croisade, che consiste in una piattaforma di associazioni della società civile nigerina.

 

Contesto:

La cronaca politica del Niger è stata caratterizzata da un gran numero di colpi di Stato, governi di transizione e promulgazioni di nuove Costituzioni. Quella attuale è stata modificata da Mamadou Tandja, che, dopo essere stato eletto nel 1999 e nel 2004, ha soppresso nel 2009 il limite dei due mandati previsti dalla Costituzione attraverso un contestato referendum. Nel 2010, dopo la promulgazione di una nuova Costituzione, un ennesimo colpo di Stato ha tuttavia rovesciato Tandja. Nel 2011 è stato eletto presidente Mahamadou Issoufou, che si è candidato alle elezioni del 21 febbraio scorso insieme ad altri 14 candidati. Nel dicembre 2015, un ipotetico sventato colpo di stato ha causato un’ondata di arresti da parte del governo. Nonostante Youssouf, a capo del Pnsd (Partito nigerino per il socialismo e la democrazia) proclamasse che avrebbe vinto al primo turno, i risultati annunciati dalla Ceni (Commissione Elettorale Indipendente del Niger) il 26 febbraio attestano il 48,4% dei voti favorevoli al presidente uscente e il 17,7% a Hama Amadou. Quest’ultimo, ex presidente dell’Assemblea Nazionale ed ex primo ministro, è in carcere dal 14 novembre con l’accusa di essere implicato in uno scandaloso affare di traffico di bambini nigeriani. Il Niger si ritrova dunque nella paradossale situazione di veder duellare al ballottaggio il 63enne presidente uscente con un prigioniero. Il 2 marzo l’opposizione ha sporto una nuova domanda di libertà per Amadou, per consentirgli di condurre la campagna elettorale. La Corte di appello di Niamey ha risposto che si pronuncerà il 28 marzo. E mentre proprio in questi giorni si parla delle cattive condizioni di salute di Amadou, l’opposizione ha deciso di boicottare il ballottaggio. Secondo i sostenitori di Amadou, il primo turno è stato caratterizzato da frode.

Oltre a essere paese produttore di petrolio, il Niger è tra i più grandi produttori di uranio al mondo: il quarto secondo la World Nuclear Association. I suoi ricchi giacimenti costituiscono la principale fonte di rifornimento del colosso francese Areva, multinazionale leader nel settore dell’energia nucleare. La lotta per la trasparenza e la buona governance nel paese, condotta da gran parte della società civile, riguarda anche e soprattutto la gestione dell’estrazione dell’uranio tra il governo nigerino e Areva. Nonostante infatti il ricco sottosuolo, il Niger figura tra i paesi più poveri al mondo, ed è l’ultimo nella classifica dell’indice di sviluppo umano (Idh) dell’Onu.
A peggiorare il quadro della situazione, è negli ultimi anni l’azione ai confini sud-orientali del paese del gruppo terroristico islamista nigeriano Boko Haram.

 

Le associazioni della società civile: Croisade e Rotard

Ali Idrissa Rotab NigerAbbiamo giocato un ruolo anche in questo processo elettorale, abbiamo lanciato una manifestazione a Niamey per rivendicare delle elezioni libere democratiche e inclusive…ci sono altri militanti dell’opposizione che sono stati incarcerati e che non si sa nemmeno dove siano: siamo contro gli arresti extra-giudiziari e chiediamo al potere di rispettare i diritti di una Repubblica. Riguardo al primo turno delle elezioni, possiamo affermare che si sono svolte con una mobilitazione al voto inedita del popolo nigerino, nonostante i problemi logistici e tecnici. Il secondo turno si preannuncia difficile, a causa del boicottaggio dell’opposizione: viviamo in un clima di tensione politica.

Questo il commento sul primo turno delle elezioni presidenziali e legislative del 21 febbraio di Ali Idrissa, il più grande esponente della società civile nigerina. Alla testa del suo gruppo mediatico Libari, Idrissa è il coordinatore di Rotab (Rete delle organizzazioni per la trasparenza e l’analisi budgetaria) e presidente ad honorem dell’associazione Croisade; a livello internazionale, rappresenta il blocco francofono dell’Africa occidentale dell’Itie (Iniziativa per la trasparenza nelle industrie estrattive) ed è membro del cda di Pcqvp (Pubblicate quello che pagate).

Croisade nasce su iniziativa di Ali Idrissa e di altri compagni del movimento studentesco nigerino a Niamey nel 1998, come associazione di difesa dei diritti dell’uomo. È stata Croisade a creare la piattaforma Rotab, con l’idea di divenire un movimento cittadino di massa, lavorare nel sociale, nella promozione della democrazia, della trasparenza, della buona governance e della buona gestione delle risorse del paese.

Ali Idrissa: Abbiamo capito che per una grande lotta bisognava unirsi con le altre associazioni, quelle che per esempio lavoravano contro la corruzione o contro la tratta dei bambini, gli ambientalisti, i sindacati…La società civile in Niger è sviluppata e può essere un contro potere. Nel ’90 era la società civile con gli studenti e i sindacati che hanno rivendicato la democrazia di fronte ai militari…

E le loro lotte continuano, nonostante le intimidazioni e i provvedimenti repressivi delle autorità, tra cui il taglio della rete di internet in momenti particolari.

Dal 2005 Croisade si è impegnata nella lotta contro il carovita, e nel marzo di quell’anno aveva organizzato grandi manifestazioni che hanno obbligato il governo a rivedere la legge sulle finanze e rinegoziare con la società civile cose come la diminuzione del prezzo di elettricità, acqua e telefono.

  •     Movimenti in Niger: Ali Idrissa, portavoce di Croisade e Rotab

 

Traduzione Voci d’Africa

In seguito lo Stato ha accettato di aprire il budget…E abbiamo visto che nel budget le risorse naturali del sottosuolo non rappresentavano niente per il Niger (…). Per questo abbiamo creato la Rotab, piattaforma che cerca di obbligare il governo nigerino a valorizzare le risorse naturali del sottosuolo, dell’oro e dell’uranio. Oggi siamo dietro il governo anche per rinegoziare i contratti con Areva. Se cercate sui social network potete vedere tutta la lotta che abbiamo condotto sia attraverso manifestazioni, dichiarazioni o altre attività, sia in Niger che in Francia, per costringere il governo nigerino e Areva a rivedere le negoziazioni.
Dopo le negoziazioni abbiamo continuato a denunciare questo contratto, perché il governo continua a rifiutare di far sottomettere Areva alla legge nigeriana. Areva è la società della Francia, l’antica potenza coloniale…Continuiamo anche a denunciare il fatto che i contratti non sono pubblici (…) E affinché pure la gestione delle altre risorse, come l’oro e il petrolio, possano essere al servizio del popolo invece di servire a corrompere un’elite dirigente o una parte della classe politica.
Alla vigilia dell’arrivo di Hollande in Niger abbiamo fatto una dichiarazione e sono stato convocato dalla polizia, mi hanno liberato dopo qualche ora di interrogatorio. L’indomani verso le 4, 5 del mattino sono venuti a prendermi a casa con altri compagni e mi hanno trattenuto il tempo della visita. Siccome avevamo fatto appello alla gente di uscire dalle case e manifestare con lo slogan “Non toccare il mio uranio”, hanno pensato che se ci avessero arrestato non ci sarebbero state manifestazioni. Sono vittima di intimidazioni: spesso mi hanno convocato alla polizia giudiziaria. Ultimamamente, esattamente il 5 giugno, mi hanno impedito di entrare al Ministero degli interni, il ministro stesso mi ha aggredito alla porta…
La democrazia, i diritti individuali e collettivi e di espressione sono molto minacciati: ci sono giornalisti incarcerati, dei media che sono stati chiusi, dei giornalisti che sono stati picchiati nel loro luogo di lavoro o durante i reportage, ci sono uomini politici in prigione. Quindi per noi la situazione dei diritti umani in Niger è grave e dobbiamo mobilitarci.

 

 

 

 

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