Speciale Dak’Art/4. Video-mapping sulle architetture di Dakar: un “carrefour di culture”
Si chiama “Dakar: carrefour di culture”, ed è il progetto di video-mapping architettonico che ha illuminato di colore gli edifici e le notti di Dakar durante la Biennale. Quarto appuntamento con lo speciale Dak’Art2016.
Incantati e eccitati, gli spettatori seguono davanti a loro uno spettacolo che per la maggior parte vedono per la prima volta nella loro vita, che siano europei venuti apposta per la biennale o cittadini senegalesi autoctoni. Una serie di luci, linee e disegni, colorati, dinamici e in continuo cambiamento, riempiono e animano la facciata dell’edificio antistante. Lo show è stato messo in scena tre volte nell’ambito della Biennale di Dakar, che si conclude proprio oggi: il 3, il 7 e il 10 maggio, rispettivamente sull’Hotel de Ville (il Comune), all’ex Policlinico della Medina e alla Gare, l’antica stazione ferroviaria coloniale.
Il progetto, finanziato da Eunic Senegal (Istituto Culturale Nazionale dell’Unione Europea) e coordinato in loco dall’associazione Kër Thiossane, si chiama “Dakar: carrefour di culture” (dakarmapping.com). Il significato è proprio quello di rappresentare Dakar come un crocevia di identità e di culture, un luogo di incontro e di scambio, una città in continua mutazione e evoluzione. «Il nostro spirito è stato quello di mischiare tutte le nostre competenze e culture con Dakar, nostro luogo di incontro e simbolo di una città aperta a tutti», spiega Tiziana Manfredi, la video-maker e video-artista italiana di cui Africalive ha già parlato (Matieres Urbaines: spettacolo di video e danza in un villaggio di Dakar). E continua: «Ci siamo ispirati a un poema del poeta senegalese Birago Diop per rendere omaggio alla storia di Dakar, che recita: «ascolta più spesso le cose piuttosto che gli esseri». È un momento poetico per portare lo spettatore da un’altra parte, e immaginare delle città possibili e ideali proprio a partire da Dakar».
Tiziana ha infatti preso parte al progetto lavorando in una delle tre equipe che si sono create intorno a tre artisti di rilievo del settore, che sono stati invitati per realizzare i tre spettacoli: lo spagnolo Fausto Morales Gil, il tedesco Philippe Geist e il francese Aurelien Lafargue. Quest’ultimo, esponente di Nature Graphique (www.nature-graphique.com), un collettivo di artisti di diversi ambiti professionali (architetti, ingegneri, designers ecc.) con l’idea comune di apportare una visione alternativa dei mestieri legate alla produzione del numerico, ha formato nell’ambito del progetto 9 persone a Dakar (su 50 domande) sulla tecnica e i programmi informatici del video-mapping architettonico, che permette di ricreare immagini su strutture in rilievo, come monumenti o edifici.
Nell’equipe di Aurelien Lafargue hanno lavorato, dopo la formazione, la ganese Esi Atiase e il senegalese Seydou Keita, oltre a Tiziana Manfredi. Se la loro ambizione più sociologica e artistica era quella di far passare il messaggio di un melting-pot culturale e identitario, meravigliando attraverso le loro proiezioni e animando alcuni luoghi statici della città, il progetto in globale intendeva anche rinforzare le capacità tecniche dell’arte e dell’informazione numerica locale, in una capitale africana che dal 2014 ha raggiunto la Rete delle città creative dell’Unesco nel settore delle arti numeriche.
E ora…buono spettacolo a voi.